lunedì 30 novembre 2009

BORIS - Gli occhi del cuore 2



Una sitcom italiana, con attori italiani, che porta in scena il dietro le quinte di un set sul quale si sta girando la serie televisiva Gli occhi del cuore 2 (una fiction televisiva italiana), con la sigla di apertura e di chiusura di Elio e le Storie Tese, ed infine prodotta dalla Fox Italia.
Tutto questo porta ad episodi di venti minuti, surreali, divertentissimi e geniali.
Per questo si fa fatica a pensare che ci sia così tanta Italia dietro questo ottimo prodotto televisivo.
Ma è solo una bella sorpresa.

T.

giovedì 12 novembre 2009

I Bastardi senza gloria di Tarantino


Ultima fatica del tanto amato Tarantino con Brad Pitt, Eli Roth e Diane Kruger.
Seconda guerra mondiale, un gruppo di soldati ebrei ha come unica missione quella di uccidere più nazisti possibili. La loro storia si incrocerà con quella di una ragazza ebrea sopravvissuta ad un massacro e desiderosa di vendicarsi.
Bel film, molto dialogo (ognuno parla nella sua lingua per la maggior parte della pellicola... e io l'ho visto così, solo con dei sottotitoli in francese e in russo, a volte), ma poche scene alla "Tarantino", così cruenti, dirette ed efficaci da stupire.
Opera godibilissima e divertente comunque... ma senza pensare troppo al fatto che sia lo stesso regista di film come Kill Bill, Pulp Fiction e Le Iene.
T.

lunedì 9 novembre 2009

La trilogia di Alex



Alex Infascelli è un regista quarantenne famoso per aver diretto molti videoclip, vari cortometraggi e tre bei film.
Almost Blue, del 2000, tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Lucarelli, è un bel giallo italiano, con attori credibili e una solida sceneggiatura, anche se abbastanza lineare e scontata nella sua evoluzione. Ma il grande cinema americano, con i suoi geniali serial killers, finalmente non è più così lontano.
Il siero della vanità, del 2004, ispirato all'omonimo giallo di Niccolò Ammaniti, nonostante le ottime interpretazioni di Margherita Buy e Valerio Mastandrea scade un poco nel finale, troppo sopra le righe e pesantemente moralista. Ma il lavoro regge.
Ma è su H2Odio del 2006 che io mi vorrei concentrare. Angosciante, crudo, allucinato. Quattro amiche (quattro?), un isola deserta e una dieta a base di sola acqua. Da paura. Consigliato e non facilmente dimenticabile. E in questo caso nessuna preoccupazione di stare sempre un passo indietro rispetto agli americani.
T.

Segnali dal futuro - Knowing



Alex Proyas è un regista a suo modo visionario e originale. Io l'ho conosciuto con Il corvo (The Crow, 1994), con il compianto Brandon Lee, l'ho apprezzato con Dark City (1998) e mi ha divertito nella sua versione americana del classico di Isaac Asimov, Io, Robot (I, Robot, 2004).
Ora è tornato con Segnali dal futuro (Knowing, 2009), interpretato dal sempre amato Nicolas Cage.
Film divertente, con una bouna dose di buoni effetti speciali ed enigmi matematici e finale in stile "Incontri ravvicinati del terzo tipo".
Che dire? Due ore tranquille, da passare in compagnia ma lontane dalle angosciose immagini di Dark City... che un po' ci mancano.
T.

giovedì 29 ottobre 2009

UP - 3D



Nuovo lavoro dell'accoppiata Disney - Pixar che, diciamoci la verità, sforna gran bei film d'animazione da più di 10 anni (Alla ricerca di Nemo, Monster&Co, Cars e Wall-e).
Questo UP, come altri del resto, è un cartone sempre meno per bambini e più per adulti. Che fa ridere con personaggi memorabili (il cane parlante Dug, uno per tutti) ma che riesce, nello stesso tempo ad affrontare tematiche forti ed aspetti anche tristi delle vita. Ma con la fantasia e l'amicizia sempre pronte a risolvere anche i guai peggiori. Buon insegnamento.
Per quanto riguarda il 3D... io non sono un gran fan. L'industria cinematografica americana è da mezzo secolo almeno che prova, con alterne fortune, a propinarci questa visione diversa dall'amata bidimensionalità... che però, secondo me, non vale il prezzo maggiorato del biglietto e sopratTutto non è fino in fondo godibile con pellicole come Up dove le scene di inseguimenti e "movimento" non sono così eccessive e spettacolari.
Croce sul cuore, ho detto tutto.
T.

venerdì 23 ottobre 2009

Flash Forward

La vicenda principale si svolge a Los Angeles e il protagonista è un agente del FBI; il 6 ottobre 2009, durante una normale giornata, l'intera razza umana è soggetta a un black out nel quale la mente di ciascun essere è proiettata per 2 minuti e 17 secondi sei mesi nel futuro: nei ricordi postumi ognuno ricorderà di aver vissuto qualcosa che deve ancora accadere.
Una volta uscita da questo black out generale, ogni persona cercherà di scoprire se quello che ha visto sarà quello che accadrà veramente. Nel lasso di tempo trascorso molte persone sono rimaste vittime di incidenti che coinvolgevano veicoli, aerei, navi e ogni altro mezzo in avaria a causa del mancato controllo umano... inizia così questa nuova serie tv.



E devo dire che già dalle prime puntate riesce a catturare totalmente l'attenzione e la curiosità, nonostante i molti protagonisti e le molte storie più o meno intrecciate fra loro.
Una nuova febbre, pronta a prendere il posto del - già dato per finito - Lost? (che con il procedimento del Flash Forward già ci aveva fatto impazzire di felicità!)
Vedremo... nel frattempo, se vi capita di vedere Flash Forward in compagnia, non potrete fare a meno dopo di discutere per ore su questa semplice domanda...
Potendo, vorresti veramente vedere ora ciò che ti aspetta tra 6 mesi?
T.

martedì 20 ottobre 2009

Californication



Arrivata alla terza stagione, Californication non smette di essere graffiante ed intelligente. Contenuti ed immagini esplicite, discorsi ad alto tasso di volgarità e per questo reali come non mai, e un intero mondo che gira intorno ad una sola ed unica cosa...
David Duchovny, già X-Files già Red Shoe Diaries (una tristezza softcore), quì dà il meglio di sè, creando e sviluppando un personaggio odioso e infinitamente buono come lo scrittore, con troppi vizi e con troppe donne, Hank Moody.
Episodi da 20 minuti, tirati e con dialoghi e sceneggiature sempre potenti.
Da vedere... anche per il coraggio dimostrato nel fare un passo in avanti verso quella tanto desiderata libertà d'espressione, anche nel mondo, relativamente giovane e nuovo a questo tipo di rivoluzioni, delle serie tv.
Don’t Californicate, if you can.
T.

domenica 18 ottobre 2009

WE...AWAKENED SOMETHING.



Nel 2005 uscì un cortometraggio d'animazione candidato agli Oscar nel 2006 dal titolo 9.Suscitò una tale impressione che nel 2009 fu realizzato un adeguamento,questa volta per un lungometraggio uscito con lo stesso nome il 9-9-2009 e prodotto da Tim Burton.
In un futuro post-apocalittico una piccola bambola di pezza con il numero 9 sulla schiena si risveglia in un mondo ormai privo degli esseri umani,sterminati dalla stessa tecnologia creata per difenderli.9 inizia il suo cammino tra le macerie alla ricerca di altre otto bambole che come lui racchiudono un segreto,cercando di sopravvivere alle poche macchine ancora attive.
Sebbene la tecnica usata sia diversa,la grafica assomiglia molto al più famoso Nightmare Before Christmas dello stesso Tim Burton.Merito soprattutto del realizzatore Shane Acker,studioso di architettura con la passione per l'animazione che lo ha portato a collaborare anche alla realizzazione de Il Signore degli Anelli:Il Ritorno del Re.
Cast di stelle nella versione originale,con attori come Elijah Wood e Jennifer Connelly che prestano la voce alle bambole di pezza.
Un capolavoro.



G.

sabato 17 ottobre 2009

DRAG ME TO HELL



Torna il cinema horror targato Sam Raimi.Inconfondibile il segno che lascia nei film che dirige,così come il suo talento che lo porta ad affrontare generi diversi ottenendo sempre ottimi risultati:dalla commedia al western,dall'horror al fantasy allo splatter-trash.
L'ultimo successo si chiama Drag me to hell,un progetto di dieci anni fa e sceneggiato dai fratelli Ivan e Sam Raimi.La protagonista è la giovane Alison Lohman(già a cinque anni partecipò al doppiaggio di Nausicaa della valle del vento),un'impiegata di banca disposta,pur di ottenere una promozione,ad umiliare un'anziana gitana che le chiede in ginocchio di lasciarle la casa.Per questa sua crudeltà riceve una maledizione che la perseguita per tre giorni prima di finire tra le fiamme dell'inferno.Cerca in ogni modo di evitare questo terribile destino con l'aiuto del suo fidanzato Justin Long.
Horror ben riuscito con alcune scene che ricordano lo stile della saga de La Casa,bellissima la lotta nell'automobile tra la gitana e la bella Alison.
Personalmente trovo la giovane attrice non proprio azzeccata per il film,soprattutto nella prima parte dove sembra non essere turbata da quello che le accade.
Un pò scontato il finale ma ben costruito.



G.

venerdì 16 ottobre 2009

Something to write JJ Abrams about



Ho visto le prime puntate della seconda stagione di Fringe, l'ultima creatura del genio di JJ Abrams. E devo dire che ne sono rimasto veramente colpito: sono ancora meglio di quelle della prima stagione. E questo non perchè si basino su sceneggiature migliori o sulle migliorate doti interpretative degli interpreti (Anna Torv/Olivia Dunham è sempre e semplicemente fantastica) ma sul fatto che noi spettatori possiamo già contare su delle risposte. Ora, Lost è la migliore serie tv degli ultimi 10 anni almeno, sono d'accordo... però, secondo me, JJ Abrams con Fringe ha scelto una strada migliore: non tenerci per 5 anni sulle spine senza spiegare niente di importante o di fondamentale. La tensione rimane alta, come la curiosità, l'aspettativa si fa spasmodica e la delusione può essere dietro l'angolo. Ma questo è un discorso da applicare solo a Lost.
Pensare di ripetere il gioco con una nuova serie non poteva e non può funzionare. Infatti dopo la prima stagione di questo nipote di X - Files, vengono subito chiarite alcune questioni fondamentali, così da poter tirare un sospiro di sollievo e godersi le nuove avventure... che certo non perdono in potenza ed originalità. E molte porte rimangono comunque aperte o socchiuse. Ma non più chiuse.
E bravo JJ.
T.

domenica 11 ottobre 2009

The Mentalist Vs Red John



Appena finita la prima stagione, si riparte subito con la seconda. Senza tregua, come la ricerca del misterioso Red John. Tutti gli episodi di The Mentalist sia nella versione italiana che in quella americana hanno un titolo che comprende sempre la parola Red (Rosso). È questo è un chiaro riferimento a Red John, ossia il serial killer che sconvolse la vita di Patrick Jane, il nostro eroe, il mentalista che, come dicono le parole all'inizio di ogni puntata, è una persona che ricorre all'acutezza mentale, ipnosi e/o suggestione... colui che padroneggia la manipolazione del pensiero e del comportamento.
Serie tv di successo, soprattutto oltre oceano, ben scritta e girata, con un team di personaggi ben calibrati ed equilibrati con rapporti sempre in evoluzione, e casi da risolvere sempre interessanti e curiosi. L'intelligenza e la capacità di osservazione, e la profonda conoscenza dell'animo umano, del protagonista sono la chiave di volta, e la particolarità, che sempre stupisce ed attira in ogni episodio.
Certo non tutti i 22 della prima stagione sono allo stesso livello, qualche piccola caduta c'è... ma il filo rosso di Red John è ben tirato e impossibile da ignorare.
E allora continuo a seguirlo.
T.

venerdì 9 ottobre 2009

Google List Settembre - Ottobre 09



Here we are again with:

1) lupin 3
2) il padrino
3) lupin iii
4) allora e finito per sempre prison break
5) consigli su serie animate belle
6) frasi sulla cecità
7) marlon brando nel padrino
8) strike team
9) 6 gradi di separazione film
10) alf alieno

Ringraziamo anche i nostri pochi ma buoni visitatori provenienti da Australia (0,66%), Germania (0,99%) e Svizzera (0,66%). Thanx.

E non preoccupatevi... stiamo tornando.
T&G

domenica 27 settembre 2009

Ciao Patrick!



Point Break - Punto di rottura è un film del 1991, diretto da Kathryn Bigelow, interpretato da Keanu Reeves e Patrick Swayze. Il titolo si riferisce ad un termine del gergo surfistico ed è forse uno dei film degli anni 90 che ha avuto più successo e ha condizionato cinema e tv da quel momento. Stessa sorte toccò nel 1978 a Un mercoledì da leoni, diretto da John Milius, dedicato anch'esso al mondo del surf. Gary Busey, uno dei protagonisti, dovette imparare a surfare prima che iniziassero le riprese. 13 anni più tardi, nel film Point Break, Busey impersonera' l'agente dell'FBI Angelo Pappas, che spinge il suo collaboratore Johnny Utah (Keanu Reeves) ad imparare il surf per dare la caccia ad una banda di svaligiatori.

La città della gioia (City of Joy) è un film del 1992, diretto da Roland Joffé (già regista di Mission del 1986), tratto dall'omonimo romanzo di Dominique Lapierre ed è ambientato nel crudo scenario di Calcutta. Protagonista è Patrick Swayze, nel ruolo di un medico statunitense che rimane scioccato dopo la morte di una ragazzina durante un suo intervento. Decide quindi di mollare il suo mestiere e di andare a fare un viaggio in India.



Due pellicole diversissime ma che cercano entrambe di farci compiere un viaggio dentro noi stessi, per capirci un po' di più e forse, grazie a questo, essere finalmente felici.

Ciao Patrick.
E per questi due film, come per Ghost e Dirty Dancing, grazie.
T.

sabato 26 settembre 2009

PELHAM 123:OSTAGGI IN METROPOLITANA

Terzo adattamento cinematografico del romanzo Il colpo della metropolitana,questa volta alla regìa c'è Tony Scott.Dietro al dirottamento di un treno nel sottosuolo di New York si rivedono le paure sorte dopo l'11 settembre 2001,guerra,terrorismo,crisi economica.
Denzel Washington(Garber) e John Travolta(Ryder),un addetto al centro di smistamento dei treni e un sequestratore disposto a tutto,un uomo che perseguita la giustizia forse per redimersi e un altro che crede di essere nel giusto.
Garber è un pezzo grosso alla metropolitana di New York in attesa di giudizio dopo le accuse di corruzione,provvisoriamente al centro dello smistamento dei treni:il destino lo mette di fronte a Ryder,un ex agente di borsa di Wall Street finito in prigione e cervello di un gruppo di sequestratori decisi ad ottenere 10 milioni di dollari per la liberazione dei 19 ostaggi catapultati loro malgrado in questo clima di violenza e morte.
Il film è un buon thriller ricco di tensione,arricchito dall'interpretazione di personaggi come John Turturro nei panni di un negoziatore,e James Gandolfini in quelli del sindaco,peccatore(adulterio) come i due protagonisti.
Ottimi anche i dialoghi che mettono a confronto Ryder e Garber:il primo mette alla prova il secondo fino a lasciarlo "nudo" di fronte alle sue colpe e alle sue paure. un incontro che ha segnato la vita di entrambi.
Appuntamento davanti allo schermo...



G.

martedì 22 settembre 2009

un giorno senza la notte e una notte senza il giorno: LadyHawke



Una delle più belle favole mai raccontate su di uno schermo (insieme a La Storia fantastica di Rob Reiner e a Willow di Ron Howard).
Diretto da Richard Donner, regista di film come Arma Letale e I Goonies, girato quasi interamente in Italia, con attori in stato di grazia come Matthew Broderick, Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer.
Le favole, quelle belle, non stancano mai, sera dopo sera.
T.

domenica 20 settembre 2009

Sfida senza Regole



Da grandi aspettative derivano grandi delusioni. Parafrasando l’Uomo Ragno di Sam Raimi, si può commentare così questo lavoro del regista statunitense Jon Avnet, giustamente apprezzato per i suoi Pomodori verdi fritti alla fermata del treno del 1991 ma in questo caso colpevole, non l’unico certamente, di aver sprecato una occasione rara e per questo potenzialmente indimenticabile. La possibilità di poter dirigere due attori leggendari come Al Pacino e Robert De Niro è un onore ma sicuramente anche una grande responsabilità, poterlo fare per lo stesso lungometraggio, nella stessa inquadratura, è una indimenticabile delusione, se ciò che si ottiene è questo Sfida senza regole (Righteous Kill).
A 34 anni da Il padrino - Parte II, dove Francis Ford Coppola non poté mai farli recitare assieme nella stessa scena, a causa delle differenti linee temporali che seguivano le loro avventure criminali, e a 14 anni da Heat - La sfida, dove invece Michael Mann riuscì a confezionare un appassionante poliziesco, con un De Niro ladro incallito e un Al Pacino poliziotto implacabile, anche se, su quasi 3 ore di pellicola, i minuti di faccia a faccia sono veramente pochi ma forse per questo ancora più memorabili, arriva l’attesissimo terzo incontro fra queste due icone del cinema d’oltreoceano e la delusione è subito cocente.
Qui i nostri eroi recitano assieme in gran parte delle scene, si sorreggono e si superano senza decretare un vincitore, ma questo sta solo a dimostrare ancora un volta, se ce ne fosse davvero bisogno, la loro bravura recitativa ed interpretativa. I problemi nascono proprio da questo: i due grandi attori danno prova di un mestiere, frutto di decenni di lavoro senza pause, che per loro non ha più segreti e che riescono a piegare secondo le esigenze del momento. Troppo, tanto da dare l’impressione di un gioco a due, fra loro due soli, fatto di battute, sguardi e dialoghi che potrebbero benissimo stare in un corso di perfezionamento per aspiranti attori. Ma è tutto il resto che manca, purtroppo. Perché se vedere questi due quasi settantenni al lavoro è una delizia per gli occhi, certo non può nascondere, al pubblico in sala o sdraiato sul divano di casa, le troppe falle, intoppi e, diciamola tutta, la palese inadeguatezza di questa sceneggiatura. È ed un vero peccato, visto che la firma Russell Gewirtz, geniale mente dietro il meccanismo di Inside Man, film del 2006, diretto da Spike Lee.
La trama è abbastanza scontata e già vista in decine di film, due poliziotti, in coppia da una vita, diversi eppure complementari, si trovano a dover affrontare, quasi alla fine della loro carriera, un serial killer poeta, ch sembra accanirsi solo con i peggiori elementi di una New York che cerca malamente, in vari momenti, di assomigliare alla Città disperata e senza speranza di Seven. E se si cerca di dare una svolta al film con un finale degno di David Fincher, appunto, o alla I soliti sospetti, e il risultato che si ottiene è scontato e tristemente prevedibile, allora si può ragionare su cosa fece funzionare due film eccelsi come quelli citati prima e cosa diede risalto e forza al lavoro già ottimo di un attore come Kevin Spacey: una sceneggiatura di ferro, senza sbavature né incoerenze. Cosa che purtroppo spesso manca a queste grandi produzioni americane, la cui bravura e tecnica sono fuori discussione, e certo in questo genere di pellicole sono elementi fondamentali, ma che cadono proprio su ciò che è più importante in un “giallo”, come già i grandi classici Hercule Poirot e Sherlock Holmes insegnavano quando ancora il cinema muoveva i suoi primi passi e la gente si emozionava una pagina dopo l’altra, una storia, si legga nel nostro caso sceneggiatura, il cui ingranaggio sia impeccabile nella sua solidità e credibilità. Questo è la sola vera cosa importante, il resto è un di più che non guasta, ma che non copre l’eventuale mancanza di fondamenta.
Si aggiungano personaggi stereotipati, un pessimo 50 Cent, nel ruolo, guarda caso, di rapper famoso quanto spacciatore, e la stessa scena di esterni montate due volte, con lo stesso passante con lo zaino che si fa notare mentre tranquillo, in mezzo alla solita folla, percorre una delle immense vie dove si muovono i nostri poliziotti, buoni ma dall’animo travagliato e non senza macchie, come vuole e pretende il tanto abusato luogo comune.
Un’occasione sprecata, ecco cosa si pensa mentre scorrono i titoli di coda, ed aspettative che più sono grandi più fanno male, quando vengono deluse.
T.

domenica 13 settembre 2009

Come Dio Comanda



Nel panorama della cinematografia italiana, un regista come Gabriele Salvatores è stato ed è sicuramente ancora un punto di riferimento, con pellicole intelligenti che non per questo si rifiutano di strizzare l’occhio alla lunga e proficua tradizione della “commedia all’italiana”, “Marrakech Express”, “Mediterraneo” o “Amnèsia” ne sono ottimi esempi, ed esperimenti in generi, troppo poco sfruttati dal cinema nostrano ma che hanno fatto la fortuna del cinema d’oltreoceano, come la fantascienza e la realtà virtuale di “Nirvana”. Quando un regista di questo calibro incrocia la strada di uno dei più apprezzati scrittori contemporanei italiani, Niccolò Ammaniti, le speranze di andare al cinema a vedere un buon lavoro a quattro mani sono lecite e condivisibili, e la curiosità di assistere ad un’interessante evoluzione da un lavoro letterario a uno cinematografico, discendente, quest’ultimo, dal primo ma non per questo fotocopia senza originalità, raggiunge vette difficilmente riscontrabili in Italia.



E se il risultato di questo incontro è il film “Io non ho paura”, dubbi non ne rimangono sull’utilità e la fertilità di questa collaborazione fra mondo di carta e mondo di celluloide. Alla loro seconda prova, con questo “Come Dio comanda”, però la conferma a pieni voti non c’è e qualche domanda, prima sopita, ora viene prepotentemente a galla. Sgombriamo prima il campo da malintesi, il film non è brutto né resterà deluso chi ama lo stile diretto e sboccato dello scrittore romano. Salvatores può già partire da personaggi complessi e cinematograficamente accattivanti e il suo merito sta nell’avere trovato attori versatili e visivamente potenti come Elio Germano, Filippo Timi e un insolito ma credibile Fabio De Luigi. Anche il giovane Alvaro Caleca è il ragazzo giusto nel film giusto, con questa faccia da ragazzo cresciuto in fretta, una scelta in stile “neorealismo”, se ha ancora senso questa parola ormai troppo abusata, o meglio, per non scomodare le leggende, alla Marco Risi e ai suoi primi film di denuncia sociale. Anche la decisione di dare largo spazio all’ambientazione, alla natura e al clima di un luogo, specchio dei suoi abitanti, paga egregiamente, rendendola protagonista anch’essa di questa triste e nera favola della provincia italiana del Nord. Purtroppo questi elementi a favore vengono sfruttati eccessivamente, tanto che il senso del limite viene messo alla prova e superato, calcando troppo la mano, con attori e scene troppo sopra le righe, alla ricerca dello shock emotivo ad ogni costo ma che ottiene solamente di raffreddare sempre più l’animo del pubblico pagante, che non riesce a farsi coinvolgere in questa vicenda di rabbia e amore estremi, rimanendo freddo tanto quanto il paesaggio e l’abbigliamento mostrati sullo schermo. Un buon film nella sostanza, ripeto, che non riesce però a sfruttare appieno una storia interessante e una certa realtà, certamente esistente, di degrado e speranza, che traspare comunque prepotentemente. Non un’involuzione né uno stop per Salvatores ma un altro tassello del suo mosaico artistico, solo forse non il più importante e significativo.
T.

giovedì 10 settembre 2009

The Mist - La Nebbia



Frank Darabont, dopo le ottime trasposizioni cinematografiche di "Le ali della libertà" e di "Il miglio verde", torna per la terza volta ad attingere dall’inesauribile fantasia di Stephen King con "The Mist", tratto da un suo racconto lungo, pubblicato nel 1985 ed intitolato appunto "La nebbia", e lo fa nuovamente in modo superbo.
Il regista, di origini ungheresi, paga immediatamente il tributo al grande scrittore del Maine (sono sicuro che la Castle Rock di tanti suoi racconti sia confinante con la Cabot Cove de "La Signora in Giallo" e con la Bridgton della nostra storia), trasformando il protagonista da pittore a disegnatore di locandine cinematografiche, intento, prima che si scateni l'inferno in terra, a finire di dipingere il pistolero - cavaliere Roland, protagonista della serie "La Torre Nera", sette romanzi in più di venti anni della carriera del prolifico scrittore. Ma in quella stessa inquadratura, sullo sfondo, si nota anche qualcosa d'altro, ovvero la locandina, già completata, del film "La cosa" di John Carpenter, e su questo particolare vale la pena soffermarsi un attimo. Perché se il remake di Carpenter era una denuncia, in anni ancora cupi di Guerra Fredda, sulla facilità con cui un gruppo di uomini poteva cadere in un clima di diffidenza e di sospetto reciproco, tanto da non distinguere più gli amici dai nemici, appena qualcosa di diverso arrivava a stravolgere la routine quotidiana, "The Mist", in questi anni dove le guerre fredde o calde non mancano di certo, si spinge oltre con il suo pessimismo infinito sull'animo umano e sulla fragilità dei legami sociali, quando un gruppo di persone, concittadini che si conoscono da sempre, apparentemente normali come tutti noi, si trova costretto a barricarsi in un supermercato mentre, fuori, una nebbia fitta e gonfia di mostri non sembra più dare possibilità di salvezza.
Una salvezza che è soprattutto interiore, dell'anima di ognuno di noi, che si scopre essere meschina ed egoista nel riconoscere negli altri solo una fonte di problemi o una possibilità di affermazione del proprio potere. In alcuni momenti del film si ha così l'impressione che le creature orribili, fuori dalla sottile vetrata, stiano solo a guardare, spettatori, come noi del resto, di un gioco al massacro e di una trasformazione sociale che porta delle donne e degli uomini, razionali e maturi nelle loro vite normali e senza scosse, a divenire veri e propri mostri, forse peggiori di quelli fuori, assetati di sangue e potere. La nebbia del sospetto e della paura, nei confronti del diverso e del vicino, porta solo ad una inestricabile confusione mentale, a false supposizioni e quindi a scelte sbagliate, questa è la triste e crudele morale del film, o meglio del suo regista. Come viene chiaramente mostrato nel finale, agghiacciante e così profondamente nero rispetto al pur minimo spiraglio di speranza che invece ci concedeva lo scrittore americano.
Tempi diversi, certo, ma non per questo migliori.
T.

domenica 6 settembre 2009

MYSTIC RIVER (2003)

Siamo nella Boston degli anni settanta,tre ragazzini(Sean,Jimmy e Dave) giocano ad hockey sulla strada quando vengono avvicinati da due uomini che si spacciano per poliziotti:con l'inganno rapiranno Dave per quattro lunghi giorni durante i quali abuseranno di lui.Un evento che segnerà l'esistenza dei tre amici per sempre.
Dopo venticinque anni si ritroveranno coinvolti per motivi diversi in un caso di omicidio.
Un grande Sean Penn(Jimmy),nei panni di un padre al quale hanno ucciso la figlia diciannovenne,riesce a trasmettere tutte le sfumature del dolore che è costretto ad affrontare.Kevin Bacon(Sean) è un detective di polizia turbato dalla fuga della moglie e dalla morte della figlia del suo amico d'infanzia.Tim Robbins(Dave) è un padre di famiglia ancora profondamente legato alle violenze subite da bambino,un uomo che cerca di vivere un'esistenza tranquilla.
Un thriller davvero azzeccato,incentrato molto sullo stato psicologico dei personaggi,ognuno con i suoi scheletri nell'armadio.
L'ennesimo grande film di Clint Eastwood,tratto dal romanzo La morte non dimentica di Dennis Lehane,arricchito da un ottimo cast che comprende anche Laurence Fishburne e Marcia Gay Harden.
Sicuramente da vedere e... perchè no, anche da rivedere.



"Ci siamo saliti tutti e tre su quell'auto"

G.

lunedì 31 agosto 2009

3 film in 3 minuti


Lasciami Entrare, diretto da Tomas Alfredson, basato sull’omonimo best seller svedese scritto da John Ajvide Lindqvist. Vita di un ragazzino di 12 anni fra la paura di essere deriso e picchiato dai bulli della scuola, un quartiere freddo e vuoto in una Stoccolma mai così desolata e un’amicizia con una bambina molto particolare che “sembra” avere la sua stessa età. Bello e diretto, un film sull’amicizia e sul bullismo, sulla diffusione della criminalità giovanile e sull'omicidio, il tutto alla luce di un racconto che si fonda su una base evidentemente soprannaturale. Dicono che il libro sia ancora meglio. Lo leggerò.




Duplicity è un film scritto e diretto da Tony Gilroy e interpretato da Clive Owen e Julia Roberts.
Storie di spie industriali che si rincorrono, si scontrano e si amano, tutto questo per mettere le mani sulla formula segreta della lozione che potrà sconfiggere per sempre la calvizia. Ambientazioni in almeno una decina di città in giro per il mondo, come nei film di 007, trama che salta avanti e indietro nel tempo per rendere più misterioso quello che, alla fine, misterioso e complicato non lo è, e due grandi attori che si perdono un po' troppo tra sguardi languidi e ripicche da innamorati, quasi fosse una commedia romantica e non un thriller di spionaggio (lo pubblicizzano così loro, non certo io).




Milk è un film biografico, diretto da Gus Van Sant, sulla vita di Harvey Milk, primo gay dichiarato ad essere eletto ad una carica politica negli Stati Uniti, assassinato nel 1978, assieme al sindaco George Moscone, da un ex consigliere omofobo ed instabile. Milk, famoso per le sue lotte per i diritti dei gay, è interpretato da Sean Penn.
Pellicola molto bella, intensa e coinvolgente, con spezzoni originali tratti da manifestazioni e disordini dell'epoca. Sean Penn è fantastico e la battaglia di Milk non può che essere appoggiata e celebrata. Un film di denuncia anche, sull'ipocrisia che, allora come oggi, genera fobie e violenza e non lascia spazio al dialogo. Per riflettere su quanto una persona possa fare del male ad un'altra, pur di non accettarla per quello che semplicemente e splendidamente è, una persona appunto.

T.

mercoledì 19 agosto 2009

E VENNE IL GIORNO



M. Night Shyamalan ci ha regalato un altro bel film da aggiungere alla lista che comprende Il sesto senso,Unbreakable-il predestinato,The village,Lady in the water,tutte opere caratterizzate da grande originalità.
"E venne il giorno" presenta momenti di forte tensione e violenza che si aggiungono ai toni apocalittici della pellicola,ha più le caratteristiche dell' horror rispetto ad altri suoi film;ammetto che non mi aveva entusiasmato dopo una prima visione al cinema,forse perchè la spiegazione di tutti quei fenomeni sembrava un pò assurda,ma riguardandolo mi sono convinto sempre di più che fosse la più sensata,lontana dal solito terrorismo.
Il protagonista questa volta è Mark Wahlberg, in un ruolo inedito rispetto a personaggi che più gli si addicono come in The italian job,The departed,Four brothers o I padroni della notte.
Ora attendiamo il prossimo film di Shyalaman,sperando che sia bello come i precedenti.



G.

domenica 16 agosto 2009

LARS E UNA RAGAZZA TUTTA SUA (2007)



Non è sempre necessario spendere tanto denaro per poter girare un film di qualità.
Forse non avete visto "Lars e una ragazza tutta sua",una commedia veramente originale e molto divertente che ha come protagonista un ragazzo di un piccolo paese del Wisconsin,molto introverso e con poche relazioni sociali.Lars(Ryan Gosling) un giorno presenta la donna della sua vita al fratello,pietrificato alla vista di Bianca,una real doll(bambola gonfiabile).Inizia così l'avventura di un'intera comunità che fa tutto il possibile per assecondare il giovane,trattando Bianca come un vero e proprio essere umano.
Un film indipendente girato in soli 31 giorni che lascia una certa libertà di espressione al regista Craig Gillespie,una libertà altrimenti ridotta lavorando nelle grandi produzioni hollywoodiane.



G.

venerdì 14 agosto 2009

A SPASSO CON DAISY (1989)

Bruce Beresford dirige una commedia divertente che affronta il tema del razzismo nell'America del 1948 senza utilizzare storie di violenza,riuscendo comunque a sottolineare le contraddizioni di una società che si proclama libera da pregiudizi ma in realtà assume un atteggiamento di indifferenza.
Un'anziana vedova settantenne(Jessica Tandy),ebrea come il ricco marito defunto,ha un piccolo incidente d'auto.Il figlio Dan Aykroyd mette al suo servizio uno chauffeur di colore(Morgan Freeman) che la accompagnerà per vent'anni.Lei burbera,testarda e piena di fissazioni,lui un analfabeta paziente e spontaneo,che si concede spesso battute d'umorismo pungente.Un difficile rapporto che li avvicinerà lentamente,anno dopo anno.
Tratto da un'opera teatrale di Alfred Uhry,sceneggiatore del film.
Vincitore di 4 premi Oscar nel 1990.
G.

sabato 8 agosto 2009

SCHINDLER'S LIST



Non è mai semplice affrontare il tema dell'Olocausto,anche al cinema.Nel 1993 Steven Spielberg,ispirandosi al romanzo La Lista di Schindler di Thomas Keneally,utilizzò al meglio le tecniche cinematografiche per un'opera di grande spessore.
Per non distrarre lo spettatore dal film furono scartati attori come Kevin Kostner e Mel Gibson per la loro eccessiva fama.Fu scelto Liam Neeson per il ruolo di Oskar Schindler,un industriale tedesco che,arrivato a Cracovia nel 1939, riuscì a farsi assegnare numerosi ebrei per farli poi lavorare nella sua fabbrica di pentole e salvarli così dai campi di concentramento nazisti.Utilizzò tutti i suoi averi per corrompere i militari e "comprare" gli operai,salvando più di mille vite prima della fuga all'estero.
La ricostruzione degli scenari è ottima,così come la fotografia e la colonna sonora,tanto da aggiudicarsi ben 7 Oscar e 3 Golden Globe nel 1994.L'idea di girare il film in bianco e nero(ad eccezione di qualche scena) per sottolineare quanto fosse buio quel periodo storico fu di grande effetto tanto da essere scelto nel 2004 dalla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti per essere conservato nel National Film Registry.



G.

domenica 2 agosto 2009

TRANSFORMERS:LA VENDETTA DEL CADUTO

Michael Bay e Steven Spielberg,regista e produttore.Dopo il successo del primo film hanno cercato di stupire ancora i fans dei Transformers con un sequel dal badget di 200.000.000 di dollari.Una serie infinita di effetti speciali,incredibili combattimenti,con l'aggiunta di un pò di comicità che spezza il ritmo del film,grazie anche all'apporto di un grande John Turturro.
Molti dicono che sia quasi assente l'elemento umano nella storia,troppi Transformers insomma.Mi sembra giusto così com'è,dato anche il titolo della pellicola.
C'è da dire che i robots,molto più che nel primo episodio,hanno assunto molti caratteri e modi di fare o pensare molto umani,forse esagerati ma necessari per una visione più piacevole.
Per finire,la scena nella quale Sam incontra in sogno i Primes che avevano imprigionato la matrice:è sembrata un pò ridicola.
Un film discreto,aiutato molto dagli effetti speciali,con qualche scena di troppo:un gradino più in basso rispetto al primo episodio.




G.

sabato 1 agosto 2009

The Abyss di James Cameron



Grande fatica del 1989 per il regista di Terminator e Titanic, non apprezzata pero` dal grande pubblico che forse non si aspettava un film cosi` lungo, lento seppur fantastico con le sue riprese sottomarine (davvero notevoli per la fine degli anni 80), dai risvolti moralistici e pacifisti piu` che da film d'azione o di fantascienza pura. Ricorda molto il romanzo Sfera di Michael Crichton del 1987, ripreso nel 1998 dal film di Barry Levinson con Dustin Hoffman, Samuel L. Jackson e Sharon Stone.
La tecnica registica c'e` (e c'era), la sceneggiatura e` solida, Ed Harris e Mary Elizabeth Mastrantonio sono ottimi ma certo la durata e` eccessiva e la lentezza tira brutti scherzi all'attenzione. Comunque da vedere, anche solo per apprezzare gli effetti visivi che saranno poi i veri protagonisti nel suo Terminator 2, del 1991.
A proposito dei collegamenti fra questi due film: nella scena della fermata alla stazione di benzina si intravede per un attimo il logo della Benthic Petroleum, la compagnia proprietaria anche del sottomarino del film The Abyss.
T.

giovedì 30 luglio 2009

solo 6 gradi di separazione!



Da: RETI SMALL WORLD : L'ARCHITETTURA DI UN SISTEMA COMPLESSO.
Di: V. Latora.
Dipartimento di Fisica e Astronomia, Universita` di Catania, e INFN Sezione di Catania.

Kevin Bacon e` un attore di Hollywood che ha recitato in numerosi films e che negli ultimi anni e` diventato famoso per un gioco a lui ispirato. Il gioco di Kevin Bacon, popolare fra i teenagers americani, consiste nello scegliere un attore a caso, chiamiamolo A, e cercare di determinare il numero di Bacon di A. Se A ha recitato insieme a Bacon in almeno un film allora l'attore A ha numero di Bacon 1. Se invece A non ha mai recitato insieme a Bacon, ma ha recitato con un attore B e questi a sua volta ha partecipato ad un film con Bacon, allora l'attore A ha numero di Bacon 2. E cosi` via, il gioco consiste nel determinare il percorso piuÁ breve da A a Bacon tramite una catena di collaborazioni. Qualche anno fa Brett Tjaden ha addirittura costruito un web site, l'Oracolo di Bacon, che, utilizzando l'archivio di films dell'International Movie Database, e` capace di calcolare il minimo numero di Bacon di un attore scelto a caso. Per fare un esempio a noi caro, l'Oracolo ci dice che Marcello Mastroianni ha numero di Bacon 2. Anche attori appartenenti a periodi diversi hanno un numero di Bacon piccolo (2 per Elvis Presley e Marilyn Monroe), e si trova come risultato generale che il piu` grande numero di Bacon finito, che si ottiene considerando tutti gli attori di tutti i periodi e` solo 8. Chiaramente questo non significa che Kevin Bacon e` il centro del mondo degli attori, anzi ci sono molti altri attori che sono piu` centrali di Bacon. In realta`, la stessa proprieta` e` valida per tutti gli attori, cioe` per ogni coppia di attori e` possibile trovare un percorso breve che li collega. Inoltre, questa, che a prima vista potrebbe sembrare una proprieta` tipica di un network sociale sicuramente molto particolare, come il network di collaborazione degli attori di Hollywood, e` invece una caratteristica tipica di tutti i sistemi sociali.
Infatti, quante volte e` capitato a tutti noi di scoprire delle amicizie in comune con una persona appena incontrata ad una festa, apparentemente uno sconosciuto, e di esclamare ``ma come e` piccolo il mondo!''. Ebbene, il cosiddetto fenomeno dello small world e` stato interesse di studio dei sociologi gia` 40 anni fa. Nel 1967 Steven Milgram effettuo` il primo di una serie di esperimenti volti a misurare il numero di passaggi necessari per connettere due persone, scelte a caso, negli Stati Uniti. Milgram chiese ad un centinaio di persone di Omaha in Nebraska (appartenenti a varie tipologie sociali) di recapitare una lettera ad un individuo target, uno stockbroker di Boston (identificato solo dal nome, dalla professione, e dalla citta` ) utilizzando una catena di amicizie. Ad ogni partecipante all'esperimento veniva richiesto di passare la lettera a quello dei suoi amici che lui reputava il piu` vicino possibile al target, con lo scopo di raggiungere il target con il minore numero di passaggi possibili. Ci si aspettava che la lettera dovesse compiere centinaia di passaggi prima di raggiungere il target finale. Invece, analizzando il percorso compiuto dalle lettere arrivate a destinazione Milgram misuro` una lunghezza media di 6 passaggi e questo risultato fu alla base della famosa nozione popolare dei ``sei gradi di separazione'': nonostante la popolazione mondiale stimata nel 2003 sia di circa 6 miliardi, due persone possono essere connesse tramite una catena lunga solo 6 passi!! Questo risultato diventa ancora piu` interessante se si pensa a quanto i networks sociali siano importanti per le comunicazioni: infatti, la diffusione di idee, di mode, ma anche di malattie, e` basata sui contatti fra individui, e questa diffusione e` molto piu` veloce in un network con una breve distanza di separazione fra due individui, rispetto ad un network meno connesso. La struttura di un sistema sociale e` anche la prima cosa da conoscere quando si vuole scegliere la migliore strategia per pubblicizzare un prodotto.


Film come 6 gradi di separazione con Will Smith, serie tv come Six Degrees e tutti i nostri amati social networks come Facebook, da qualche parte arrivano (e vanno).

PROVARE PER CREDERE... ECCO IL LINK DEL SITO, DIVERTITEVI!

http://oracleofbacon.org/


T.

mercoledì 29 luglio 2009

UN FILM,UN SOGNO...INCANTATO



Tra i più grandi film d'animazione mai prodotti,LA CITTA' INCANTATA riesce a coinvolgere tutti,dai più piccoli ai più grandi.Hayao Miyazaki ha saputo creare un'opera dalla tecnica molto elevata:bellissimi i disegni,le scenografie,le espressioni facciali dei vari personaggi,i dialoghi,che rendono il film molto umano e vivo.



Vincitore dell'orso d'oro a berlino nel 2002,l'anno successivo è stato il primo anime a vincere l'oscar come miglior film d'animazione.In due anni di concorsi ha vinto moltissimi premi,250 milioni di dollari d'incasso al botteghino in Giappone,di gran lunga maggiore rispetto a un film come titanic.



Un film proprio per tutti.
G.

Pushing Daisies



Mischiate le atmosfere e i personaggi di film come Chocolat e Il favoloso mondo di Amélie con uno stile alla Michel Gondry (specialmente in L'arte del sogno), ed eccovi apparire la bellezza e la dolcezza di questa serie tv, Pushing Daisies appunto.
Personaggi incredibili per quanto improbabili e impacciati, sceneggiature che mischiano le lacrime alla piu` sfrenata pazzia ed ironia e una fotografia fantastica che vi illuminera` tutta casa. L'unico difetto: 22 episodi in tutto, dopo gli insufficienti risultati d'ascolto ottenuti la serie e` stata annullata. Ma non pensiamo alle logiche ciniche della produzione seriale... pensiamo ad altro... e se con un tocco poteste far tornare in vita una persona, ma solo per un minuto, altrimenti un'altra persona morira` al suo posto, che fareste?



Ah, dimenticavo... gia` che ci siete fermatevi ad assaggiare uno dei fantastici dolci del FabbricaTorte, buoni come i suoi in giro non se ne trovano.
T.

lunedì 27 luglio 2009

Numb3rs



Serie tv, iniziata nel 2005, incentrata sull'agente speciale dell'FBI Don Eppes (Rob Morrow) e sul suo giovane fratello Charlie Eppes (David Krumholtz), genio matematico che aiuta Don a risolvere i propri casi.

Interessante esperimento televisivo per rendere piu` intrigante, quindi non noioso, il mondo della matematica, applicandolo a crimini e vita quotidiana.
La struttara degli episodi e` sempre la stessa: il crimine iniziale, la difficolta` nel risolvere il caso, usando i metodi "classici", l'intervento del fratello - genio matematico che, facendoci scoprire, in modo molto superficiale e banale ovviamente e giustamente per il prodotto televisivo in cui sono inseriti, i segreti di "cose" come crittoanalisi, teoria della probabilità, teoria dei giochi, equazioni differenziali alle derivate parziali, teoria dei grafi, data mining e astrofisica, riesce a dare un significativo aiuto alla soluzione dell'enigma.
Un po' ripetitivo nella forma e nella sostanza ma la curiosita` viene solleticata.
Infatti Keith Devlin e il Dr. Gary Lorden, un consulente del telefilm, hanno scritto, in seguito al successo della serie, un libro intitolato Il matematico e il detective: come i numeri possono risolvere un caso poliziesco.
Imparare qualcosa di nuovo non ha mai fatto male.
T.

martedì 21 luglio 2009

Google List Luglio



Con il caldo e la voglia di mare, ecco arrivare anche l'attesa Google List di Luglio!
Vediamo allora come i surfers della Rete ci hanno rintracciato in questo mese:

1) teo&gus
2) "manzo con le pinne"
3) artisti che copiano altri artisti
4) dave grusin il socio
5) film anni 90 azione jeff
6) film preferiti dagli uomini
7) gendarmeria vaticana extraterrestri
8) investigatore con pinne
9) mistero fuzzy sigla
10) telefilm anni 80


Uno sguardo anche alla provenienza dei nostri affezionati piu` numerosi di questo mese caldo:

Italia 91,88 %
Brasile 1,52 %
Emirati Arabi Uniti 1,02 %
Stati Uniti d'America 1,02 %
Altro 4,56 %


Grazie per starci dietro.
T.

sabato 18 luglio 2009

Saggio sulla cecità - Blindness



Film del 2008, regia di Fernando Meirelles (The Constant Gardener - La cospirazione), con la bravissima Julianne Moore, Mark Ruffalo, Alice Braga, Gael García Bernal e Danny Glover, passato e subito dimenticato, almeno in Italia, tanto da renderlo praticamente introvabile.
Pellicola cruda, a tratti insostenibile, lenta anche ma perfetta per ferire in modo indelebile le nostre menti, come gia` aveva fatto lo splendido romanzo di José Saramago, da cui e` tratta.
In questo caso infatti voglio soffermarmi sull'opera letteraria di questo scrittore portoghese che scrisse questa storia, potente piu` di un pugno nello stomaco, all'eta` di 73 anni.
Ensaio sobre a Cegueira - Saggio sulla cecità, questo il titolo originale. In italiano e` solo Cecita`.
In questa opera, come in altre opere di Saramago, viene utilizzato uno stile che prevede l'assenza di nomi propri per i personaggi, identificati tramite espressioni impersonali (come la ragazza dagli occhiali scuri, il vecchio con la benda e il ragazzino strabico, e così via). I dialoghi non sono introdotti dai due punti, né vengono utilizzate le virgolette. I dialoghi vedono le frasi dei vari partecipanti separate da una virgola, seguita da una parola che inizia con una lettera maiuscola.
Questo rendo la lettura solo piu` penentrante e coinvolgente. E l'orrore ancora piu` vero.
Nel 2004 ha pubblicato Saggio sulla lucidità - Ensaio sobre a lucidez, che si puo` considerare il seguito del romanzo Cecità (che gli valse il Nobel nel 1998).
Leggete il libro, guardate il film... prima che la cecita` bianca vi avvolga.
T.

venerdì 17 luglio 2009

Surface... qualcosa sta per affiorare.



Surface è una serie tv realizzata negli USA tra il 2005 ed il 2006, per un totale di 15 episodi soli prima di essere annullata per gli ascolti non eccellenti.
Purtroppo l'industria televisiva (e cinematografica), in particolare modo quella americana cosi` funziona, se non ci sono buoni ascolti, quindi buoni introiti dalla pubblicita`, qualsiasi prodotto, brutto o intelligente che sia, puo` essere tagliato senza appello.
Detto questo, secondo me, Surface merita la visione. Questa breve, ed unica stagione, lascia aperte moltissime domande e scenari (se si considera proprio l'ultima puntata) ma certo riesce a sviluppare in modo egregio il suo arco narrativo principale. Appassionando e coinvolgendo, il che non e` mai scontato, anche se gli effetti visivi non sono a livello di cinema ma appunto, forse, da tv.



Nuove forme di vita stanno affiorando dagli abissi marini in varie parti del mondo, dall’Antartide Meridionale al Golfo del Messico. Le creature acquatiche hanno un aspetto innocente e carino... ma c'è qualcosa di strano sotto? Una squadra di scienziati e pescatori comincia ad indagare per scoprire se c'è qualcosa di minaccioso sotto il mare.
Questa, a grandi linee, la trama e lo spunto da cui prendono il via le varie avventure dei personaggi, che non sono pochi. Questo prodotto televisivo infatti segue vari personaggi appunto, le cui storie si intersecano oppure corrono parallele, accomunati tutti dal desiderio di scoprire, capire o distruggere quello che si nasconde (o meglio si nascondeva) nelle profondita` marine.
Da segnalare la brava e bella Lake Bell, la biologa marina che per prima scopre il segreto degli abissi.
Per appassionati di misteri, fantascienza e scenari da fine del mondo... vi terra` compagnia in queste calde giornate.
Se dopo aver visto questa serie e aver rivisto il film Lo squalo di Steven Spielberg decidete di non riuscire piu` a nuotare dove non si tocca... bhe, vi posso capire.
T.

mercoledì 15 luglio 2009

Le piu` belle serie animate di tutti i tempi!

Le tre migliori serie animate di sempre?
Ecco i vincitori.

- Primo classificato (a pari merito) I SIMPSON... dal loro debutto, 1989, sono stati finora mandati in onda oltre 400 episodi per 19 stagionie... direi che parlarne e` inutile... meglio guardarli!



- Primo classificato (a pari merito) Nadia - Il mistero della pietra azzurra. La storia è basata molto liberamente su diversi romanzi di Jules Verne ma anche su Laputa: castello nel cielo di Hayao Miyazaki. Dopo la serie televisiva fu anche prodotto un seguito, il film Nadia e il mistero di Fuzzy del 1992.
Ecco sotto la sigla, cantata dalla sempre amata Cristina D'Avena!



- Secondo classificato Lupin III. Che dire di questo mito? Nato nel 1967 come manga, inseguito dal sempre simpatico Kōichi Zenigata dell'Interpol, sempre innamorato della bellissima Fujiko Mine ( o Margot), spalleggiato dai sempre incredibili Jigen e Goemon. Se vi sembra poco...



Ah, dimenticavo... la vecchia sigla... che bella, vero?



- Terzo classificato Holly e Benji. Nato nel 1981, ce lo ricordiamo tutti per i campi di calcio in collina ed infiniti, i colpi micidiali (catapulta infernale e tiro della tigre su tutti) e le riprese televisive, con tanto di stadi stracolmi, per queste partite giocate da bambini delle elementari!



Bel podio, nulla da dire... o forse qualcosa c'e`... come mai non ha vinto il mio amato Ken Shiro, mi chiedo?
Dato che l'ho votato solo io, eccovi di seguito le due sigle storiche!
T.





Noi stiamo vivendo, vivendo negli anni '90
Noi stiamo ancora combattendo, combattendo negli anni '90!!

martedì 14 luglio 2009

Il treno per il Darjeeling



Il treno per il Darjeeling è un film del 2007 diretto da Wes Anderson. Protagonisti 3 fratelli che non si vedono da piu` di un anno, ovvero dal funerale del padre, e che decidono di darsi appuntamento in India per andare a trovare la madre, fattasi suora in un convento sperduto.
Ma questo e` solo l'inizio e non e` nemmeno la cosa piu` importante.
Cio` che trascina e incanta per 90 minuti sono i colori, i paesaggi e la pace nella confusione che ci viene mostrata di questa India e di questo treno che la attraversa.
Scene e dialoghi surreali, piccole intrusioni di attori come Bill Murray e Natalie Portman e la bravura di Owen Wilson, Adrien Brody e Jason Schwartzman (che ha partecipato anche alla sceneggiatura). Divertimento ed ironia ma sempre con un velo di tristezza impossibile da lasciarsi indietro. Per ritrovarsi e ritrovare un senso alle proprie vite, un viaggio che non ha mai fine ma solo tappe (e stazioni).
T.

lunedì 13 luglio 2009

Supernatural, Stagione 1 Episodio 1



Supernatural e` una serie tv di genere horror-paranormale che va in onda dal 2005.
Protagonisti sono due fratelli, alla ricerca del padre e in cerca di vendetta per la morte della madre, capaci di stanare e combattere contro demoni e fantasmi di ogni tipo... in attesa di piu` grandi e apocalittiche battaglie.
Costruzione classica dell'episodio, simile ad un road movie, con i nostri eroi che arrivano sul luogo del mistero, risolvono il tutto e ripartono in macchina in cerca di nuove avventure.
Belli e dannati i due fratelli, forse un po' troppo di entrambi, effetti speciali abbastanza scadenti e un universo soprannaturale molto tradizione e scontato, con la classica lotta fra angeli e demoni.
Una serie tv per adolescenti, mi vien da pensare, sulla strada aperta da Buffy l'ammazzavampiri, Streghe e una valanga di titoli simili.
T.

domenica 12 luglio 2009

UNDERWORLD:la ribellione dei Lycans

Vampiri e lupi mannari sono due creature affascinanti,dai grandi poteri,padrone dell'immortalità.Vederle al cinema mi attira sempre,vederle al cinema nello stesso film mi attira ancora di più.La mia curiosità riguardo al terzo episodio di Underworld era più che motivata,soprattutto dopo aver visto i primi due episodi.Non c'è Kate Beckinsale(veramente un peccato non vederla con quella tutina nera),ma il film è ugualmente bello e tenebroso e cruento.La storia anticipa ciò che accadrà nei primi due capitoli della saga,senza intaccarli in alcun modo,creando un filo che si lega perfettamente al seguito.
L'anello mancante della leggenda riguardava l'origine della guerra infinita tra Vampiri e Lycans,dedicando molto più spazio a questi ultimi:penso proprio che siano riusciti nell'intento di dare allo spettatore un quadro completo del mondo di Underworld senza tralasciare nulla.
La regìa non è affidata a Len Wiseman,sceneggiatore e produttore del film,ma a Patrick Tatopoulos.Il tocco però è lo stesso,non si notano differenze di stile.
Se non avete ancora visto niente del mondo Underworld vi consiglio di ritagliarvi un pò di tempo e di gustarvi la trilogia.Da paura. G.





FLOP!

L'idea poteva essere interessante anche se oggi è difficile avere originalità nella sceneggiatura di un film.Doomsday è del 2008 e dovrebbe essere considerato un film horror anche se non è l'impressione che mi ha lasciato la visione del film.La violenza comunque non manca,in uno scenario apocalittico prima,medievale in seguito.Il risultato è un buon film forse non molto coinvolgente,bei costumi,discreti effetti speciali e una protagonista che ricalca le orme della Milla di Resident Evil risultando però meno credibile.



Di gran lunga peggiore Screamers 2.Il primo episodio mi aveva lasciato ben sperare nonostante gli effetti speciali non fossero di ottima qualità.Forse aspettavo il secondo film perchè dopo 15 anni ci si attendono progressi proprio in alcune lacune viste nel primo film del 1995,a partire proprio dagli effetti speciali.Deludenti,in una storia altrettanto deludente.Visione non consigliata.



G.

giovedì 9 luglio 2009

Criminal Minds, Stagione 1 Episodio 1



Ho visto la prima puntata di questa serie tv iniziata nel 2005 ed ancora in corso che, almeno in Italia, sta avendo un enorme successo.
Prendendo spunto da film come Il silenzio degli innocenti (e ancora prima da Manhunter - Frammenti di un omicidio, per esempio) per la figura del profiler, qui abbiamo una squadra intera che si occupa di elaborare un profilo psicologico e comportamentale degli assassini seriali.
Vicende e problemi personali si intrecciano con il lavoro e il pericolo di tutti i giorni, come sempre accade, nella vita dei personaggi, uno su tutti Thomas Gibson che i piu` ricorderanno come il Greg dell'ottima sit-com Dharma & Greg. Sinceramente avendolo apprezzato molto come il razionale Greg Montgomery, marito dell'esuberante Dharma, ora mi viene difficile crederlo agente FBI in caccia di serial killers. Ma questo non e` certo un difetto della serie.
Il problema semmai e` un altro. L'episodio e` tecnicamente perfetto, tensione costante e cattura del colpevole finale, in un crescendo di enigmi e difficolta`, in quel mix splendido di azione e scavo psicologico che solo gli americani riescono a creare nelle loro serie tv. Il punto e` che questi personaggi sembrano soffrire della sindrome di CSI: Scena del crimine, la famosissima serie. Ovvero sanno gia` tutto, le risposte a qualsiasi problema sono gia` dentro di loro, basta solo che un collega gli chieda di cercarle. Improbabili enciclopedie viventi, lettori di tutti i libri e conoscitori di qualsiasi scienza, questi "profilers" non conoscono la gioia della scoperta e dell'imparare qualcosa di nuovo. E ovviamente vivono del loro lavoro, giorno e notte, sempre impeccabili nei loro completi.
Qui non siamo, almeno nel primo episodio, ai livelli ridicoli che ha raggiunto la squadra della scientifica di Las Vegas ( o di New York o di Miami) pero` la strada e` quella.
A tutto svantaggio della credibilita` e della verosimiglianza delle sceneggiature.
T.

mercoledì 8 luglio 2009

Quel sandwich lo finisci, ALF?



Incredibilmente, dal mio punto di vista, ha vinto il sondaggio come migliore serie tv degli anni 80, ALF!
Ora, sinceramente, non posso ritenermi un esperto, avendolo visto poche volte negli anni della mia giovinezza. Mi faceva ridere, questo me lo ricordo, e forse basta questo. Comunque, parliamo un po' di questo strano e divertente alieno peloso (grazie a Wikipedia).

Alf (nome del protagonista e acronimo di Alien Life Form) è un telefilm e cartone animato di fantascienza strutturato sulla falsariga delle più famose sitcom americane. La serie, ispirata al film E.T. l'Extra-Terrestre del 1982, ha per protagonista Gordon Shumway (chiamato dalla famiglia presso cui atterra Alf), alieno di 229 anni proveniente dal pianeta Melmac dove l'erba è blu e il cielo è verde. Ricoperto completamente di pelo arancione, Alf va ghiotto di gatti e, nonostante l'età, la maggior parte delle volte si comporta in modo molto infantile e arrogante.
Seguendo un segnale radio Alf si schianta sul garage della famiglia Tanner che, non sapendo come comportarsi, lo accoglie e lo tiene al sicuro dalla NASA e dai propri vicini, finché i lavori per riparare l'astronave non saranno ultimati. Alf ha abbandonato il suo pianeta natale perché è andato incontro all'apocalisse nucleare (causata dall'accensione contemporanea da parte di tutti gli abitanti del pianeta di un asciugacapelli...) ed è convinto di essere l'unico sopravvissuto della sua specie. Diventa a questo punto un membro della famiglia Tanner, sempre tenuto nascosto, impara fin troppo bene a sopravvivere alla monotonia casalinga dedicandosi alla televisione e al cibo.

La cosa divertente, e che non sapevo, e` che il titolo originale di ogni episodio è anche il titolo di una canzone (famosa). Percio`, scorrendo le 4 stagioni ci imbattiamo in On the road again, La cucaracha, Stairway to heaven, Tonight Tonight, Funeral for a friend, Live and Let Die, True Colors e Stayin' Alive.
E bravo Alf, questa da te non me la aspettavo!
Ma in fondo tu sei un alieno, quindi ci sta!
T.